Il suo ufficio di Casatenovo, quartier generale di Penati Auto, racconta una vita piena: di affetti familiari e di episodi legati alla sua attività di concessionario. E lui, Elio Penati, ci sta comodo comodo. Andare a trovarlo per i suoi 80 anni è mettersi altrettanto comodi e disporsi all’ascolto. Un libro intero non basterebbe a condensare progetti e aneddoti e ricordi. Abbiamo scelto un capitolo significativo per lui e la ‘sua’ creatura, il consorzio DOC Ricambi Originali. Che ieri, al termine del Cda, lo ha omaggiato di una targa ricordo: “Al motore della DOC”.
Il presidente Cogliati ha detto che “se c’è un DOC è perché Elio non solo è stato il motore ma anche il motorino di avviamento”.
È vero. ‘Purtroppo’ DOC mi è entrato nel cuore come la mia ditta e forse anche di più. Le racconto un episodio di tanti anni fa: DOC era appena nato e noi volevamo comprare dei furgoni (anche se io avevo consigliato il noleggio); la finanziaria Fiat dell’epoca voleva prima vedere i bilanci, che non potevano esserci perché eravamo appena partiti. E allora ho firmato io la garanzia, senza nessuna remora, sapevo che il progetto avrebbe funzionato.
Da dove le arrivava tanta sicurezza?
Prima di diventare concessionario auto, negli anni 60 ero concessionario specialista ricambi, con una struttura di vendita e dei ‘viaggiatori’ che consegnavano la merce ai vari garagisti. Ho conosciuto personalmente Filiberto Vaiani, l’ideatore del progetto, e la sua idea mi è piaciuta perché era una sintesi del trasporto; mi è piaciuta perché i nostri agenti andavano a portare il ricambio in officina e stavano là a parlare, a bere il caffè… era una perdita di tempo, e poi il garagista era capace di chiamarli due volte in un giorno perché non era organizzato e si approfittava della nostra disponibilità.
E allora ho detto: questa soluzione, questa logistica è vincente perché ‘costringe’ il garagista a organizzarsi, a fare un ordine entro le dieci del mattino e a riflettere un po’, a preventivare i ricambi di cui ha bisogno e non come succedeva che aveva bisogno di un pezzo e in qualunque momento chiamava. Mi ha convinto l’efficacia della sintesi del trasporto, perché una logistica quasi perfetta faceva risparmiare tempo al garagista e anche a noi come concessionari. Ho potuto apprezzare questa proposta perché avevo fatto questa esperienza come concessionario specialista ricambi. Gli altri concessionari auto, che non erano specializzati nel vendere i ricambi, non avevano sperimentato queste difficoltà.
Dopo 15 anni, che cosa le piace di più della formula consorzio?
15 anni fa mi piaceva l’incontro tra concessionari che prima non si vedevano e non si capivano. Adesso, sia tra i dieci che fanno parte del Consiglio, sia nelle altre riunioni allargate, vedo che c’è più collegamento tra di noi, una reciproca conoscenza e la volontà di scambiarsi anche delle idee, dei suggerimenti operativi, pratici. Questo è un risvolto che all’inizio non avevo previsto ma che ho vissuto negli anni. Far circolare le idee è bello perché ogni testa è un piccolo mondo. Penso a un Martinalli (Stefano, direttore generale Autotorino, nda) che era un fenomeno già allora, che aveva idee futuristiche come il magazzino centralizzato, e noi ci stiamo arrivando adesso.
Come sono stati gli inizi?
Quando DOC è nato è stata una sorpresa per tutti, e per i garagisti una novità molto positiva. Siamo andati sul ring e abbiamo messo KO tutti i ricambisti. Adesso però questi si sono incattiviti e sono diventati più concorrenziali, e le Case non hanno capito che dovrebbero diminuire i prezzi dei ricambi, darci qualche margine in più.
Nel consorzio tutti hanno voce? Cogliati ha insistito molto, alla sua elezione, su un mandato collegiale…
Lorenzo, a parte che è una persona attiva, è intelligente e molto proiettato sul futuro. L’altro ieri, in Consiglio, gli ho detto: “Non pensavo di vederti così preso, di vederti dedicare un sacco di tempo e con una passione così forte a questa attività di presidente”. Gli ho fatto un complimento davanti a tutti perché ho visto proprio che ci mette l’anima.
Si può dire che Giorgio Boiani ha fatto crescere DOC, portandolo alla maturità, e che adesso il consorzio vive una fase nuova?
Sì, ha ragione. Nella vita i cambiamenti tante volte servono, perché è vero che ogni medaglia ha il suo rovescio, ma in questo caso l’avvicendamento è stato un bene perché il consorzio è ripartito con un entusiasmo che io non avrei mai immaginato.
Dove deve andare DOC? Che cosa si immagina nel futuro del consorzio?
Bisognerebbe, bisogna arrivare a fare un magazzino centralizzato di tutti i concessionari. Entro cinque massimo dieci anni. Vede che le Case fanno le Placche? E noi faremo una ‘placcona’ tutti insieme, la Placca DOC. Sarebbe il massimo.
Essendo stato concessionario specialista ricambi, io il ricambio l’ho sempre avuto nel cuore, quindi sono convinto che è ora di cambiare.
I concessionari vendono il ricambio perché li hanno obbligati le Case, ma non c’è più il guadagno di una volta, e poi, se vogliamo essere sinceri, le Placche purtroppo tolgono un po’ di valore a DOC. Meno male che ci siamo inseriti nelle Placche e distribuiamo per le Placche, però DOC finisce con il fare un lavoro di seconda mano, indiretto.
I primi 15 anni di DOC li ha attraversati e vissuti in prima persona, partecipando ai Cda, agli eventi, ai viaggi. Un ricordo tra i tanti?
All’inizio, un Tour Incontri in Tunisia: mentre eravamo sulla spiaggia, o a tavola, sentivamo che cosa volevano i garagisti, i migliori dell’epoca, dalla loro viva voce, senza fare i sondaggi come si fanno adesso. C’erano altri concessionari e ricordo lo scambio di idee e di informazioni, anche spicciole.
Mi aspettavo dicesse La Notte DOC…
A Erba, una cosa che noi a Lecco siamo stati i primi a fare. Forse l’evento più bello anche perché era il primo. Poi in un salone così, sì, effettivamente forse anche il più bello.
Un ricordo divertente?
Quella volta al Nada, a Orlando, con Mauro Finiguerra e Giorgio. Mauro voleva andare su quella giostra che fa impazzire per la velocità tremenda e pensava che sarei rimasto a guardare. Mi stavano volando via anche gli occhiali! Tutte le volte che mi vede me lo ricorda, ho avuto coraggio.
È la dote di cui c’è maggior bisogno?
Io sono del parere che la prima dote è l’umiltà. E poi saper ascoltare ed essere tollerante. Io apprezzo molto le persone umili, sono convinto che l’umiltà sia alla base per il successo nella vita.
Che cosa farà nei prossimi vent’anni (e arriviamo a 100)?
A me basta arrivare a 90! Venerdì prossimo dobbiamo trovarci in DOC noi concessionari Fiat (e Alfa e Jeep e Lancia) aderenti al consorzio, perché probabilmente anche la Fiat tra poco farà la Placca e allora mi piacerebbe che noi concessionari del marchio ci mettessimo d’accordo e cominciassimo a farla noi, una Placca. Questo è un progetto che mi piacerebbe molto realizzare.
Sa, in Brianza ci accusano di essere un po’ troppo individualisti. Qui cominciano le montagne, le ‘balze’, e i nostri avi, che erano tutti contadini, cercavano di coltivarle. Questo loro sacrificio, questa loro fatica nel coltivare le balze, nel tenere da conto il terreno, si è trasmesso nel dna come cultura dell’essere parsimoniosi e di apprezzare quel poco che si ha. Ecco, tornando alla Placca, se riuscissimo a realizzare questo progetto, sarebbe un bell’esempio di apertura, di solidarietà e anche di fiducia tra di noi.
Ma quando va a casa la sera e vede sua moglie le parla del consorzio, della concessionaria o le chiede dei nipotini?
Parlo più del consorzio, perché quando vado in DOC lei sa che non mangio a mezzogiorno e questa cosa diventa l’occasione per raccontare del consorzio…
Penati Auto è il suo lavoro, DOC è?
È nel cuore. Io purtroppo devo dire che ho messo davanti il lavoro – e meno male che mia moglie ha tirato su bene i quattro figli – alla mia salute e alla mia famiglia. Questa è una pecca… Però c’è da dire che una volta guadagnavi bene, adesso i margini sono quasi spariti. E poi non sappiamo come andrà a finire con Stellantis, siamo in balia delle onde…
Posso chiederle una descrizione lampo dei consiglieri DOC?
Lorenzo Cogliati: Un uomo di sintesi che vede lontano. E poi riesce a fare in un giorno tante di quelle cose…!
Lorena Vittani: Un bel tipetto. Sui bilanci capisce subito dove c’è qualcosa che non va. Molto brava e riflessiva, poteva fare benissimo il presidente.
Marco Peduzzi: Un pignolino. Molto bravo nel suo lavoro. Un tempo aveva paura di sbagliare, adesso si è rinfrancato e ha acquisito carattere e senso di priorità delle cose.
Alessandro Manzoni: Molto preparato. Se Clerici gli ha dato quella responsabilità è perché merita quella posizione. I suoi interventi sono sempre mirati e molto positivi.
Marco Vanoni: Si vede che è un dirigente preparato. Basta dire che era un direttore Volkswagen, lì c’è una esperienza molto positiva.
Alberto Negri: C’è un proverbio che dice: “Il buon senso non fu mai detto”. Parla poco, non si espone, ma quando c’è da arrivare arriva.
Marco Casati: Di Monticello, si vede che è un brianzolo marca oro.
Arianna Balgera: Molto attenta a quello che si dice ma interviene raramente. Probabilmente è una persona che preferisce ascoltare che parlare.
Luisa Galbusera: Mi piace. Fa pochi interventi ma tutti buoni. E poi è molto legata a me, l’altro giorno al Cda mi ha portato un libro in regalo per i miei 80 anni con una dedica.
Matteo Villa: Un intellettuale della Magna Grecia. Uno che riesce a mettere i piedi in cento scarpe: sa che è anche consigliere di MIRO?
Ed Elio Penati, come lo racconterebbe?
Dovrebbe prendere le cose meno di petto. Faccio parte dei Lions da 30 anni e non ho mai fatto un’assenza. Nel DOC è uguale. Se entro in una cosa, una società o un progetto, io la prendo a cuore, ci metto l’anima. Devi essere capace di rinunciare ad altri impegni di lavoro o mondani, perché hai preso un impegno e devi rispettarlo.