Lo dice l’Istat sulla base di un’indagine condotta a luglio secondo cui aumenterà il ricorso all’auto privata (ma solo di quella a motore), si ridurranno gli spostamenti per studio e lavoro, diminuirà l’uso del trasporto pubblico. Come già nel primo autunno dell’era Covid, anche nel prossimo la mobilità degli italiani si annuncia condizionata dalla pandemia.
Ma ecco l’analisi in dettaglio, analisi che ha coinvolto soltanto la popolazione maggiorenne (quindi gli spostamenti per motivi di studio si riferiscono agli universitari e agli alunni di quinta superiore): se nella rilevazione di gennaio-febbraio 2020 oltre l’80 per cento degli intervistati si spostava almeno 5 volte alla settimana, oggi quella quota è scesa al 68,1, mentre supera il 10 la percentuale di chi non intende spostarsi affatto. E la previsione di muoversi meno sembra caratterizzare più gli studenti che gli occupati.
A cambiare sarà anche la modalità di trasporto: l’utilizzo di bus, metropolitana e treni scende dal 27,3 per cento del periodo ante-Covid al 22,6, a tutto vantaggio dell’automobile privata, che dal 44,1 arriverà al 49,4 andando a coprire quasi la metà del totale spostamenti. Il ricorso all’auto è dato in aumento anche per chi intende condividerla o salirvi solo come passeggero (dal 3,1 al 3,8 per cento).
Forse un po’ a sorpresa non decolla la mobilità cosiddetta ‘dolce’, ovvero bici e monopattini anche elettrici e spostamenti a piedi, che passano rispettivamente dal 3,4 al 3,2 per cento e dal 15,2 al 14,6 per cento.
Tra occupati e studenti ben uno su quattro prevede di cambiare la propria frequenza di spostamento rispetto a prima della pandemia. Per quasi la metà di essi il Covid rappresenta la causa esclusiva di questo mutamento, mentre per un rimanente 17 per cento è una concausa che si accompagna ad altre ragioni. Meno diffusi i cambiamenti della modalità di trasporto, che varia solo per un decimo degli intervistati. In questo caso il Covid rappresenta una causa della mutata abitudine, esclusiva o associata ad altre motivazioni, per circa la metà degli occupati e studenti intervistati. Peraltro, come visto in precedenza, la più bassa diffusione dei cambiamenti nella modalità di trasporto si associa a una sostanziale uniformità del tipo di cambiamento, ossia lo spostamento dal mezzo pubblico all’automobile.